IBS

Si parla di sindrome e non di malattia, in quanto la sua manifestazione nelle diverse persone è diversa. Non esiste una vera e propria diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile.

La definizione che più inquadra questa sindrome è la seguente:

“Dolore o disagio addominale ricorrente per almeno tre giorni al mese negli ultimi tre mesi, ma iniziato almeno sei mesi prima e associato a due o più dei seguenti criteri:

  • Migliora con la defecazione,
  • L’inizio dei sintomi è associato con una  modificazione nella frequenza della defecazione,
  • L’inizio è associato con un cambiamento di forma (aspetto) delle feci.”

La prevalenza stimata di IBS in Italia è di circa 20%, con una prevalenza doppia nelle donne rispetto agli uomini. Non è età specifica, in quanto può svilupparsi a tutte le età, compresi anche i bambini.

Le cause sono ancora sconosciute, ma circa il 20% dei casi ha un esordio a seguito di gastroenterite. Lo stress e altri fattori legati allo stile di vita non possono essere considerati delle vere e proprie cause, ma possono avere un impatto maggiore sui sintomi.

Il quadro sintomatologico ha vari gradi di intensità, i sintomi più frequenti sono:

diarrea, stipsi, alvo alterno (stipsi/diarrea), dolore addominale, gonfiore e disturbi gastrici.

L’impatto negativo dell’IBS sulla qualità della vita dei pazienti e il significativo impatto economico sul nostro sistema sanitario è ben noto.

Questo impatto evidenzia la necessità di trattamenti IBS più efficaci. Importante è un approccio multidisciplinare, che va dallo gestione delle stress ad una dieta.

Perchè l’intestino è bersaglio anche dello stress? L’apparato gastrointestinale è definito come secondo cervello perché contiene milioni di neuroni. Come il cervello, Reagisce agli stimoli esterni mediante attivazione di processi chimici intra- e extra-cellulari. Ma è anche in grado di produrre sostanze che possono agire localmente (ad esempio, mediare la contrazione intestinale), oppure arrivare al sistema nervoso centrale. Allo stesso modo, i neuroni cerebrali possono facilmente mandare messaggi a quelli del sistema nervoso enterico. Di conseguenza, si viene ad instaurare un vero e proprio asse tra l’intestino e il cervello.

Perché è importante la dieta nel trattamento di IBS ?  Perché il 60%- 70% dei pazienti con IBS riferisce un peggioramento dei sintomi dopo i pasti, dal 50% al 70% riferisce intolleranza a vari alimenti e oltre Il 70% crede che gli alimenti causino i loro sintomi.

La dieta nel trattamento di IBS è una LOW FODMAPs.

Cosa sta indicare FODMAPs?  È un acronimo che identifica tutte le strutture a catena carboidratica, a basso tenore di assorbimento.

F (Fermentabile): sostanze che sono degradabili dalla flora e in grado di produrre gas

O (oligosaccaridi): composti organici della famiglia dei glucidi, costituiti da max 20 unità di monosaccaridi.

D (Disaccaridi): Composti organici della famiglia dei glucidi costituiti da due unità monosaccaridiche, come per esempio lattosio, saccarosio etc.

M (monosaccaridi): Carboidrati semplici costituiti da singole unità saccaridiche

A (and)

P (polioli): carboidrati idrogenati usati come dolcificanti, come mannitolo, sorbitolo, eritritolo, maltitolo e xilitolo

La dieta a basso contenuto di FODMAPs prevede 3 fasi:

  1. Eliminazione totale dei FODMAP dalla dieta, in modo da favorisce la remissione dei sintomi invalidanti
  2. Reintroduzione graduale consentendo all’intestino di riabituarsi alla digestione di una più ampia varietà di cibi, e al paziente di notare eventuali effetti avversi che potrebbero insorgere in relazione all’assunzione di un determinato cibo. L’introduzione è importante, in quanto i FODMAPs sono anche prebiotici per il nostro microbiota.
  3. Mantenimento con un piano nutrizionale  in base ai risultati della fase 2

 

La dieta terapia ha 4 obiettivi principali:

  • regolare il transito,
  • ripristinare la normale permeabilità intestinale,
  • ricostruire il microbiota,
  • modulare l’infiammazione locale e sistemica.

Alcuni alimenti comuni ad alto contenuto di FODMAPs sono:

  • Con eccesso di fruttosio: mela, pera, mango, mora lampone, cocomero, ciliegie, miele, sciroppo di agave e di acero, pisellini, aspragi
  • Con eccesso di polioli: mela, albicocca, avogado, more, ciliegie, pesca, pera, cocomero, prugna, cocomero, cavolfiore
  • Con eccesso di lattosio: latte, gelato, yogurt, ricotta, fiocchi di latte, crema di formaggio
  • Con eccesso di fruttani: cachi, polpa di mela, aglio, noci, pistacchi, anacardi, noccioline, cipolla, pesche nettarine, grano, segale, inulina , FOS.
  • Con eccesso di galatto oligosaccaridi: legumi

Una curiosità sui legumi: lasciandoli ammollo per 12 ore e cambiando l’acqua almeno 2-3 volte, si ottiene un prodotto low FODMAPS.

La diagnosi di IBS DEVE essere fatta da un medico.