Steatosi Epatica: come contrastarla?

Per steatosi epatica si intende una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule del fegato, chiamate epatociti.

Le cause dell’accumulo di grasso ectopico (sede diversa dal tessuto adiposo) sono varie, possono essere:

  1. Tossiche: farmaci o doping
  2. Dismetaboliche: diabete, obesità, sindrome metabolica
  3. Alcoliche

Data la crescente prevalenza del diabete e dell’obesità in tutto il mondo, gli effetti deleteri della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) stanno diventando una sfida crescente per la salute pubblica. La NAFLD è la malattia epatica cronica più comune nel mondo occidentale. La NAFLD è strettamente associata a disturbi metabolici, tra cui obesità centrale, dislipidemia, ipertensione, iperglicemia e anomalie persistenti dei test di funzionalità epatica.

La NAFLD è divisa in steatosi epatica non alcolica (NAFL) e steatoepatite non alcolica (NASH) in base alle caratteristiche istologiche. Si definiscono NAFL tutti i casi caratterizzati da steatosi, con o senza lieve infiammazione lobulare. Al contrario, la NASH è inoltre caratterizzata dalla presenza di danno epatocellulare (degenerazione rigonfia degli epatociti, infiammazione lobulare diffusa e fibrosi). Sebbene la steatosi semplice sia considerata una malattia “benigna”, la sua associazione con la fibrosi epatica può portare allo sviluppo di cirrosi e carcinoma epatocellulare. Pertanto, la NAFLD è considerata un fattore importante nella regolazione della mortalità per malattie legate al fegato.

Come avviene l’accumulo di grasso nel fegato? L’aumento dell’accumulo di lipidi epatici è dovuto all’assorbimento di grandi quantità di trigliceridi sintetizzati: dagli acidi grassi liberi da parte del fegato, dal tessuto adiposo bianco, dagli alimenti ricchi di grassi e zuccheri e dalla lipogenesi de novo  . Anche la resistenza all’insulina gioca un ruolo importante in questo processo, favorisce la scomposizione del tessuto adiposo, rilasciando cosìacidi grassi liberi che potranno essere immagazzinati nel fegato.

Si va a creare così un quadro di lipotossicità, ovvero un effetto tossico dovuto a concentrazioni elevate e prolungate di lipidi e metaboliti depositati eccessivamente nel tessuto non adiposo, causando danni .

Come viene fatta la diagnosi? Il gold standard per indagare qualsiasi forma di infiammazione epatica, ad esempio il danno, è una biopsia epatica. Nella diagnosi della NAFLD e dei disturbi correlati, le biopsie epatiche possono essere estremamente utili e i suoi risultati possono variare dalla deposizione di trigliceridi sotto forma di goccioline nell’epatocita a forme più estese di steatoepatite non alcolica (NASH). La NASH è normalmente caratterizzata dalle goccioline lipidiche menzionate in precedenza negli epatociti, con concomitante infiammazione e un grado variabile di fibrosi epatica.

Molto spesso una diagnosi come NASH o NAFLD viene scoperta a causa di test di funzionalità epatica anomali come le aminotransferasi (ALT e AST) o di riscontro accidentale di steatosi epatica all’esame radiologico dell’addome. L’epatomegalia può presentarsi durante l’esame obiettivo ed è causata dall’infiltrazione grassa del fegato.

Questa condizione presenta dei sintomi? La maggior parte dei pazienti con NAFLD non presenta alcun sintomo, tuttavia alcuni di loro possono lamentare affaticamento, fastidio al quadrante superiore destro, ingrossamento del fegato.

Esiste una terapia?  non esistono farmaci attualmente approvati per il trattamento della NAFLD, la terapia è ora limitata al controllo delle comorbilità metaboliche e alla modifica dello stile di vita che comprende l’attività fisica e la dieta.

L’unica terapia possibile è intraprendere uno stile di vita sano.

Qual è l’approccio nutrizionale migliore?  Studi suggeriscono che una riduzione dell’apporto calorico e degli alimenti ad alto indice glicemico (IG), l’aumento del consumo di acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi omega-3, fibre e fonti proteiche , come pesce e pollame, abbiano effetti benefici.

Esistono sostanze naturali che possono supportare il trattamento? Si, sostanze antiossidanti, come Vitamina E e  polifenoli.

E’ possibile una regressione di tale condizione? Si, si è visto che una modesta perdita di peso (del 5%) può avere importanti benefici per la salute, un miglioramento della steatosi , mentre una perdita di peso sostenuta (> 10%) è in grado di invertire la NASH o migliorare la fibrosi.

Quindi la perdita di peso è la terapia primaria per la maggior parte dei pazienti affetti da NAFLD. La perdita di peso può migliorare i test biochimici del fegato, l’istologia epatica e la qualità della vita nei pazienti con NAFLD.

Fonti:

  • Kwanten WJ. Diet and non-alcoholic fatty liver disease, a short narrative review. Acta Gastroenterol Belg. 2023 Apr-Jun;86(2):306-310. doi: 10.51821/86.2.11547. PMID: 37428163.
  • Guo X, Yin X, Liu Z, Wang J. Non-Alcoholic Fatty Liver Disease (NAFLD) Pathogenesis and Natural Products for Prevention and Treatment. International Journal of Molecular Sciences. 2022; 23(24):15489. https://doi.org/10.3390/ijms232415489
  • Pouwels S, Sakran N, Graham Y, Leal A, Pintar T, Yang W, Kassir R, Singhal R, Mahawar K, Ramnarain D. Non-alcoholic fatty liver disease (NAFLD): a review of pathophysiology, clinical management and effects of weight loss. BMC Endocr Disord. 2022 Mar 14;22(1):63. doi: 10.1186/s12902-022-00980-1. PMID: 35287643; PMCID: PMC8919523.
peso

Stallo del Peso

Tante volte mi capita di sentire “nonostante mi alleni tanto e mangi poco, non riesco più a perdere peso.” Forse è proprio quel poco che fa la differenza.

Il fenomeno, così detto blocco metabolico, va ricercato nei nostri antenati, i primi ominidi.

Non sempre quest’ultimi avevano disponibilità di cibo, c’erano periodi di abbondanza di cibo ma periodi anche di carestie. Proprio per fronteggiare questi periodi di scarsità di cibo, il nostro corpo si è evoluto affinché possa conservare le energie, limitandone l’utilizzo per preservare le sue riserve energetiche che ha costituito durante i periodi di disponibilità di cibo.

Il corpo si abitua ad una determinata condizione energetica e di nutrienti, e se protratta nel tempo, si istaura così un equilibrio per garantire un corretto funzionamento dell’organismo.

Dopo lunghi periodi di forte deficit energetico cosa succede al nostro corpo?

Il nostro corpo si mette in allerta e inizia a consumare meno, riducendo il metabolismo basale, per preservare il più possibile la poca energia che arriva dalla dieta.

Le funzioni dell’organismo sono regolate da vari ormoni, primi fra tutti gli ormoni tiroidei che comunicano anche con la leptina, prodotta dalle cellule del tessuto adiposo, ha il ruolo di ridurre il senso di fame.

In una fase di dimagrimento, la leptina si riduce proprio per il fatto che gli adipociti si svuotano.

Una ridotta assunzione di calorie porta ad una minor produzione di leptina, che non riuscirà a stimolare la tiroide, determinando una riduzione ulteriore dei livelli degli ormoni tiroidei, riducendo così il metabolismo.

Il nostro corpo si trova così costretto a fronteggiare una fase fisiologica di adattamento metabolico, risparmiando il più possibile energia.

Cosa fare per sbloccare il metabolismo?

La prima cosa da fare è cambiare abitudini, sia dal punto di vista alimentare sia come allenamento. È necessario che l’organismo si adatti ad un nuovo equilibrio.

Dal punto di vista alimentare, è necessario innalzare l’apporto calorico gradualmente, a favore soprattuto dei carboidrati. 

Questo perché i carboidrati, come già detto più volte, non sono il male anzi aiutano ad innalzare i livelli degli ormoni tiroidei e le funzioni associate ad essi.

Come limitare questi stalli?

  • evitare diete ipocaloriche prolungate nel tempo e attività fisiche estremamente dispendiose (il nostro corpo ha bisogno anche di riposo)
  • Evitare diete prive di carboidrati
  • Assumere proteine in adeguata quantità
  • Alternare allenamenti aerobici e contro resistenza